Il dolore di Marco Giallini, dieci anni fa la morte della moglie Loredana: “Ci parlo ancora oggi, nessuna dopo di lei”

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Non vede il fantasma di sua moglie, come il suo Rocco Schiavone, ma ci parla ancora. Marco Giallini si racconta in un’intervista al ‘Corriere della sera’ in cui ricorda l’amore per la compagna di vita Loredana, scomparsa nel 2011 a causa di una emorragia cerebrale. “Quando sto solo e qualcosa non va, dico: eh amore mio”, confida oggi l’attore romano, tra i più apprezzati della scena. All’epoca i due figli della coppia, Rocco e Diego, avevano appena tre e sei anni. “Alla fine, io sto in lockdown da quando è morta Loredana. Il dolore non passa, ti dimentichi un po’ la voce”.

A luglio, sono dieci anni dalla morte di Loredana. I due si erano sposati nel 1993: quasi trent’anni quelli passati insieme. Un malore ha colpito la donna proprio mentre la famiglia era in procinto di partire per le vacanze e stava preparando le valigie.

“Il dolore era troppo – ricorda Giallini – Il pensiero che lei rientri a casa da un momento all’altro dura due anni, poi capisci che morire è prassi. Ma non a 40 anni. Non fra le mie braccia, mentre prendiamo le valigie. Ma non sono l’unico a cui è successo. Fare a meno è questione di testa, anche fare a meno delle menti dei bimbi non più chiare, del loro pensiero: vorresti sapere che pensano il giorno della festa della mamma o quando spegni la tv e quello, a 5 anni strilla: mamma, mamma”.

“Quello è il momento in cui ho deciso di diventare popolare. L’ho deciso proprio, perché sarei uno che s’adagia, sono pigro, ammazza come sono pigro”, dice. “Nel senso che ancora aspetto di giocare con la Roma. Ero arrivato qui, a Tor Lupara, per Loredana. Ci siamo messi in 40 metri, non eravamo abbienti. Ci siamo sposati nel ’93, facevo teatro e altri lavori, però avevo ripreso la scuola, mi ero iscritto a Lettere e a scuola di recitazione. Ero diventato bravo, colto, oltre che bandito”, racconta ancora.

Ha deciso di diventare popolare solo da vedovo per riempire il tempo e non pensare? “Per dare una possibilità in più ai figli. Dovevo tirarli su come ci eravamo promessi. Lei voleva che facessero il Classico, uno lo fa, l’altro l’ha finito: è una cosa stupenda, chi fa il Classico si riconosce da lontano”.

Prima tanto teatro, il cinema è arrivato tardi: primo film a 35 anni, diretto da Marco Risi ne ‘L’Ultimo Capodanno’: “Però sono esploso ancora dopo, a 49, con il Nastro d’argento per Acab e la nomination ai David per Posti in piedi in Paradiso. Prima, quando c’era Loredana, avevo fatto 35 tra film e serie, però ero secondo, terzo attore: se sei primo, i progetti li fanno su di te. Lei ha visto solo l’inizio. Sul primo contratto, legge la “rata film”, la prima di dieci, ma pensava fosse tutto lì. Dice: solo questo? E io: no, devi mettere un altro zero. Le vennero le lacrime. Bello o no”.

Nessun amore dopo Loredana. Incalzato sulla questione, l’artista replica: “Se mi sono innamorato? Ma di chi, ma perché? Innamorato ero di mia moglie. Per 27 anni non ci siamo mai lasciati e non abbiamo litigato, lei era la donna mia e io il suo uomo. Nel mondo quante persone ci possono essere per te? Una”.

Il dolore di Marco Giallini, dieci anni fa la morte della moglie Loredana: “Ci parlo ancora oggi, nessuna dopo di lei”ultima modifica: 2021-05-20T18:10:16+02:00da pallonate